SWITCH ON DARK
"impressions"




GIUSEPPE TENGA (pianista)
audio impressions
(2007)

Valutazione 0-10 sui 6 brani di "Switch On Dark":

1) 6,0
2) 6,5
3) 9,0
4) 8,0
5) 8,5
6) 7,5





ROSARIA VENTURI (organista)
audio video impressions
(2006)

Mi è arrivato il CD.... l'ho sentito molte volte. Avevano promesso visioni e visioni sono. Pezzo incredibile DARKOTIC, chitarra incredibile quella di FAIRY VISION, orchestra elettronica unica quella della title-track. Prima di inviare queste righe, ho voluto leggere altre opinioni fra cui quella del sedicente MEMENTOMORI. Onestamente non ha capito un kaiser... come si può demenzialmente catalogare nel "progressive" un disco così variamente grandioso? L'arte quando è tale è lontana dai generi e chi ad esempio fa solo rock sarà sempre un povero pirla che fa solo rock. SWITCH ON DARK va oltre tutto... ci sono pochi dischi così profondamente assoluti al mondo. Il video nell'ultima traccia mi fa sognare... l'avrei preferito più lungo, integrale come il primo brano dell'album.





MEMENTOMORI
audio impressions
(2006)

Torna la premiata ditta Bartoccetti/Norton. Un'attesa durata 26 anni, se si pensa che l'ultimo full-lenght ufficiale, il seminale "Praeternatural", risale all'"anno demoni" 1980. Un'attesa solo in parte soddisfatta con l'esperimento dello scorso anno "Magic Ritual" (cd/dvd in cui si rielabora materiale video ed audio del passato), da considerare non più che un gustoso antipasto in vista del già da tempo annunciato ritorno sulle scene della leggendaria formazione tricolore, rilanciata negli ultimi anni dalle provvidenziali ristampe della Black Widow.

Con questo "Switch on Dark" il discorso sembra riprendere esattamente da dove era stato interrotto. Di fatto, al di là della "scorsa modernistica" data da un attento lavoro di produzione, che adegua i suoni ai canoni odierni ed introduce soluzioni di elettronica inedite per la band, quello che Magus Antonio e consorte ci propongono è un ottimo album di dark progressive come solo loro sanno fare: sei lunghe e visionarie composizioni, in bilico fra atmosfere sognanti, momenti orrorifici e veri e propri arrembaggi metal, che vanno a formare un oscuro e suggestivo viaggio, una vera e propria esperienza mistica, volta, come recita una frase nel booklet, alla ricerca del proprio Silenzio Interiore. Una musica che non ha fretta, la loro, che gioca sulle sfumature e si evolve in modo ragionato e con la decisione di chi sa quel che fa. Una musica che procede cautamente, per osservazioni, spunti, accenni, in un alternarsi continuo di pieni e di vuoti, di assenze e Presenze. Una musica che porta in sé anche il fascino delle tematiche occultistiche ed esoteriche che qui vengono affrontate, tematiche che da sempre costituiscono il marchio di fabbrica dei Nostri, che per l'occasione si avvalgono del contributo filosofico e paragnostico della medium rumena Monica Tasnad, chiamata anche a prestare la sua "witch vox" in più di un episodio.

L'elemento ritmico, come vuole la tradizione in casa Bartoccetti, è ridotto al minimo indispensabile (un vero ossimoro, se ci pensate bene, per una band dedita ad un genere come il progressive), lasciando come consueto enormi spazi alla meditazione e al respiro ambientale delle tastiere, dei sintetizzatori e dell'orchestra "digitale" allestita dalla sempre ottima Norton. Un sentiero tortuoso e del tutto imprevedibile è quello che ci accingiamo a percorrere.

Possenti orchestrazioni dal sapore cinematografico, pompose costruzioni sinfoniche dall'andamento marziale, cori gregoriani dai minacciosi toni inquisitori s'intrecciano in trame inquietanti volte a ricreare, tassello dopo tassello, una dimensione fantastica ed inquietante. Poi lo scroscio di un temporale, il ticchettio della pioggia, il sibilare del vento: all'improvviso tutto si ferma, la musica si decompone, si accartoccia in se stessa e si annulla definitivamente nel silenzio, in oscuri e minimali fraseggi ambientali. Rintocchi di campana, un fruscio, una porta che sbatte. Un'atmosfera tesa, sul "chi va là". Poi un grido, un vetro che s'infrange, una porta che si spalanca, un rumore improvviso che ci scuote ed apre la strada ad una nuova dimensione musicale: le maestose aperture di organo della Norton, il gelido piano che tesse inquietanti melodie, gli attacchi chitarristici del Maestro, che si destreggia abilmente fra ossessivi momenti doom, ritmiche accattivanti e pregevoli assoli dal gusto settantiano. Una chitarra evocativa, la sua, capace di edificare un rito che ha del mistico, di ricamare simboli, di porre enigmi, di delineare geometrie come sempre personali ed affatto banali. E come al solito usata con parsimonia (ma al tempo stesso con estrema efficacia), come se ogni nota avesse un significato profondo, un'energia speciale che non deve essere in nessun modo sprecata.

Un album, questo "Switch on Dark", pervaso da un inedito romanticismo, animato da una atmosfera fantastica, a tratti sensuale, da notte fatale, fra sussurri di streghe e amplessi di fata. Dove niente è come sembra. Dove il cammino si fa irto di trabocchetti ed ingannevoli apparenze. Dove il più dolce dei richiami potrebbe essere in realtà la più pericolosa delle insidie. Sensazione rafforzata dall'eleganza degli arrangiamenti (mai così curati) e dalla produzione moderna e sofisticata, curata del figlio stesso di Bartoccetti, meglio noto nelle scene della techno più spietata con il monicker Rexanthony.

Capolavoro? Non saprei dire con certezza, poiché è difficile distinguere fra le emozioni riconducibili al valore dei contenuti intrinseci dell'album e quelle che nascono invece dal richiamo, fra una citazione e l'altra, dei capolavori del passato. Certamente saranno il tempo e i ripetuti ascolti ad illuminarci, ma per adesso, a quasi due settimane dall'acquisto, posso dire che sono sostanzialmente tre i punti deboli che secondo me presenta questo pur ottimo "Switch on Dark", punti di debolezza che individuo ed espongo ad esclusivo titolo personale, poiché riguardano impressioni relative alla mia soggettiva ricezione di un lavoro sotto tutti i punti di vista inattaccabile. E premetto che la mia severità scaturisce proprio dalla stima infinita che nutro verso questi artisti. (Rimango naturalmente nella speranza di potermi nel tempo ricredere, cosa per altro possibilissima, dato che si parla di musica per niente immediata e che necessita di essere assimilata. )

Punto primo: al di là dei suoni moderni e degli inserti di elettronica, non si percepiscono grandi novità rispetto al passato, ma soprattutto non si trova corrispondenza fra la musica qui presente e l'altisonante etichetta "Mysticdrug for the Next Generation" che campeggia sul retro di copertina. Seppur profondamente ispirato, il song-writing rimane di fatto fortemente ancorato a certi stilemi delle decadi passate, in particolare a certe sonorità degli anni settanta ed ottanta, e difficilmente potrebbe essere definito come un qualcosa volto al futuro e diretto alla prossima generazione. E ciò, seppur comprensibilissimo, porta con sé una sfumatura di amarezza, se si pensa ad un artista come Antonio Bartoccetti, che da sempre fa dell'innovazione, del coraggio e dell'intransigenza la sua arma più affilata. Un artista unico, fuori dagli schemi, spesso non capito ed apprezzato in tutto il suo valore, anticipatore (ricordiamoci che "In Cauda Semper Stat Venenum" degli Jacula, prima incarnazione degli Antonius Rex, è datato 1969) di uno stile chitarristico che spopolerà grazie ai ben più celebri Black Sabbath. Un chitarrista alieno, geniale, magico, il vero Sacerdote delle sei corde, capace, come pochi altri, di saper trascendere il proprio tempo… e scusate l'eresia, per dirla tutta, nemmeno il dio della chitarra Hendrix, ancora troppo legato agli stilemi blues, è riuscito ad emanciparsi così tanto dagli umori della propria epoca.

Punto secondo: ci tocca registrare con enorme dispiacere l'abbandono di certi elementi peculiari della band. Il suggestivo recitato di Bartoccetti, per esempio, è pressoché assente (solo, di tanto in tanto, viene accennato il titolo di qualche brano), mentre il latino e l'italiano vengono rimpiazzati da un ben più banale inglese. Cosa che comunque non incide più di tanto, dato che l'album è praticamente strumentale, se si eccettua il canto angelico (della Norton?) che compare ad un certo punto nella title-track. Ma non solo: le linee ritmiche (che siano programmate od eseguite da un batterista in carne ed ossa) appaiono troppo lineari e banali, appiattendo l'intelligenza di certi passaggi agli standard più scontati di un più canonico hard-rock. Ed anche questo non può che dispiacere, se si pensa al coraggio di un album come "Tardo Pede in Magiam Versus (sempre degli Jacula) totalmente aritmico e pressoché privo di chitarre: la perfetta antitesi di quanto ci si poteva aspettare da un gruppo rock nei primi anni settanta, in cui a spopolare erano le bordate elettriche di gruppi come Deep Purple e Led Zeppelin.

Punto terzo: la produzione, seppur estremamente curata ed eccellente da tutti i punti di vista, appare troppo leccata e patinata per una band come gli Antonius Rex, la cui forza sta nella suggestione ed nel potere evocativo della musica proposta. Gli organacci sfrigolanti, le chitarre sporche, le inquietanti escursioni cosmiche e rumoristiche, tutto ciò viene ridimensionato e reso più terreno da suoni sofisticati e perfettamente bilanciati, e a risentirne è secondo me l'atmosfera dell'album nel suo complesso, che in parte perde il peculiare senso di mistero e di arcano rituale che da sempre caratterizza la musica della band, avvicinandosi piuttosto a certi territori fantasy tipici delle band epic e power metal di oggi (e la copertina, a mio parere un po' pacchiana e scontata, ne è un coerente riflesso).

E così, ad un primo ascolto, potrà capitarvi di provare una punta di delusione per via dei suoni troppo soft e definiti che tolgono incisività alle chitarre e conferiscono al tutto un tono di leziosità. Ma vi assicuro che sarà solo un problema momentaneo. L'esempio emblematico è l'opener (e singolo apripista) "Perpetual Adoration", che all'inizio potrà risultare un po' stucchevole nel suo incedere a metà strada fra Dead Can Dance ed Enigma, ma poi, con i successivi ascolti, si rivelerà nella sua semplicità uno dei momenti migliori del lotto. E da qui riparte la rivalutazione dell'album intero: le atmosfere inquisitorie di "Damnatus in Aeternum" (l'episodio più avanguardistico e ricollegabile al passato più remoto della band), i venti monumentali minuti della sinfonica title-track (fra gorgheggi eterei, pseudo-growl ed eleganti passaggi prog); gli assalti chitarristici di "Darkotic" (quasi thrash nel suo incedere) e "Fairy Vision" (raggelante nelle sue atmosfere gotiche), fino alle litanie gregoriane della conclusiva ed inquietante "Mysticdrug".

Le molteplici sfumature, i repentini sprazzi di genialità, i simboli da cogliere, gli strati concettuali da svelare: un album, questo "Switch on Dark" davvero ben congegnato e dall'innegabile profondità filosofica, capace di rivelare il suo potenziale solo dopo ripetuti ascolti e di condurre alla completa assuefazione, fino al punto che sarò impossibile farne a meno (e forse proprio in questo senso è lecito parlare di "droga mistica"). Un'opera, infine, che ci consegna un artista tutt'altro che da pensione, un artista fresco e nel pieno della creatività, capace di gettare un ponte alle nuove generazioni, senza peraltro perdere l'innata originalità.

Che dire, senz'altro all'altezza dei suoi illustri predecessori, forse una spanna sotto per i motivi sopra elencati. Chi ama e conosce la band di certo non rimarrà deluso, mentre chi ne sente parlare per la prima volta, e magari ha un debole per gruppi come Van Der Graaf Generator, Goblin, Black Sabbath e Tangerine Dream, è invitato immediatamente a fare propri i lavori di Jacula e i masterpiece targati Antonius Rex, in particolare "Neque Semper Arcum Tendit Rex"e il già citato "Praeternatural". Oltre che naturalmente questo splendido "Switch on Dark".

Magister dixit




MAURIZIO GABELLI (giornalista)
audio-video impressions
(2006)

“Your Vision Of Interior Silence Thru Our Mystic Sound”.
Così recita lo slogan di presentazione del nuovo, attesissimo, lavoro degli Antonius Rex. Il messaggio, assolutamente calzante, racchiude in poche parole l’essenza di un disco pregno di contenuti musicali, di simboli, di citazioni. Grazie alla solerzia della Musik Research, disponiamo con largo anticipo (quasi un mese di tempo sulla data di uscita ufficiale) dell’ultimo nato di casa Bartoccetti/Norton, a lustri di distanza dall’ultimo album ufficiale della coppia, “Praeternatural”. La versione standard (digipack per l’occasione) di un lavoro che, secondo chi scrive, non è rimasto indifferente al fascino delle nuove tecnologie (chi non ricorda i trascorsi pionieristici di Doris con l’IBM) e che anzi le utilizza con intelligenza ed efficacia, secondo i dettami di uno stile musicale che è rimasto riconoscibile ed estremamente palpabile durante tutto il corso della parabola Antonius Rex. Una ricerca musicale ed esoterica che si fa moderna, fluttuante, smaliziata. Poche note, sempre quelle giuste, pochi incredibili assoli di chitarra, elargiti dal nostro Bartoccetti con maniacale parsimonia, pochissimi versi od interventi vocali.
Magma ribollente, di significati ed emozioni.
Musica oscura, avvolgente, narcotica.
Tutto sembra scorrere secondo una logica molto ieratica, fatta di soluzioni musicali che crescono lentamente, assai lentamente, per poi esplodere nel candore di un inciso o di un momento sonoro da deliquio. “Switch On Dark” è il manifesto di un esoterismo che si fa furbo e moderno, tremendamente al passo coi tempi eppure così distante da ogni produzione recente. E’ il primo lavoro su cui mette le mani Rexanthony (e si sente), è il primo lavoro di un nuovo ed incredibile corso.
Ps: l’edizione prevede anche la traccia video di “Perpetual Adoration”, probabilmente uno dei migliori brani mai partoriti dai nostri.





ELENA ROCCHI (pittrice)
video impressions
(2006)

E' un micro-film di 4 minuti alieno dalle regole del clip... oltre il tempo e fuori del tempo. E' un micro gioiello teocratico dove la trascendenza è a volte presente, a volte soggettivamente deducibile. Lontano dall'ateo, può indurre "l'ateodevoto" a ricredersi laddove la forza invisibile ma transitoriamente percettibile si manifesta in tutto il suo misterioso fascino. Il mistico cocktail di immagini e simboli a cui la musicista-regista Doris Norton ormai ci ha abituati, è in assoluta armonia con l'audio composto dalla stessa. "Perpetual Adoration"... adorazione perpetua... quasi una profezia per le "donne salvate" che verranno dopo l'apocalisse... amare un uomo non serve più... adorare la divinità... forse. Montato in modo eccellente, intelligentemente inserito nei formati digitali dell'album "Switch On Dark", questo video è già "cult" prima ancora che il tempo lo decreti tale.





ALBERTO SANTAMARIA (discografico)
video impressions
(2006)

Il riflesso visivo delle facoltà concettuali, creative e psichiche degli Antonius Rex, approda nel disegno corale di una lucida follia che divaga nello spazio e nel tempo in un precipitare fragoroso di ossessioni visionarie, tra il manifestarsi di segnali vividi di magia esoterica e di occulte, venefiche presenze, e un insieme di fotogrammi di sconvolgente forza evocativa, che penetrano profondamente l’animo umano mettendolo totalmente a nudo di fronte ad un rituale di macabra memoria. Accompagnate dal gotico incedere di una musica cerimoniosa, adornata da vesti liturgiche e inquietanti, una serie fitta di immagini ottimamente montate e riprodotte, tessono con sagacia l’eleganza formale di un prodotto pressochè perfetto nell’equilibrato gioco di inquadrature di scenari minacciosi, scorci ecclesiastici, voluttuose figure femminili che svaniscono nel nulla come enigmatici ectoplasmi, criptici corridoi, misteriosi sacerdoti da santa inquisizione. Perpetual Adoration è un susseguirsi suggestivo di scenari che prefigurano ed evocano paure invisibili, tormenti e incubi demoniaci; un’aura tragica si impadronisce dell’atmosfera crepuscolare trasmessa da note romantico-decadenti, e nel lento svolgersi di una cinerea danza funebre si compie il dramma ultimo dell’iniziata in un vortice di oniriche digressioni e di metafisiche sfumature.




ELENA FERRANTI (student)
audio impressions
(2006)

Valutazione 0-10 sui 6 brani di "Switch On Dark"
1. - 9,5
2. - 10
3. - 8,0
4. - 8,5
5. - 9,9
6. - 10




EMANUELA MONTESI
(bassista-esoteric girl)
audio impressions
(2006)

Che il nuovo disco si chiamasse prima misteriosamente SOD, sininimo di Switch on Dark, lo sapevo da tempo. Insomma ...... innesca l'oscuro ..... tradotto alla lettera, accompagnato anche da due sottottoli cioe' la musica da vedere degli Antonius Rex e la mystic drug per le generazioni future. Sicuramente, come anche di recente confermato da LUCIANO GAGLIO di Rock Hard che ha dedicato un lungo spazio alla band, questo Switch on Dark servira' da esempio a nuove generazioni di musicisti. Lo ascolto con trepidazione ed emozione anche perche' so che passara' del tempo prima che il CD sia nei negozi. Ma torniamo al disco .... si inizia con delle campane rotte e stonate, voci dai boschi, piccoli liuti dolcissimi. Suoni e ambienti da opera "pura" che enunciano un carattere di granito, un'ideologia umanocentrica come mezzo per giungere all'oltre-umano, a quello che loro stessi, anni prima, chiamarono Preternaturale. Ogni nota e' al suo posto, ogni voce, ogni intervento di tastiera o di archi classici suonati con la tastiera. E' un "concentrato tensivo" di violenza e dolcezza musicale che le ha cucito addosso Doris Norton, l'arrangiatrice della band. Switch on Dark punta sulla riconoscibilita' immediata dei tratti musicali, sulla comunicazione indotta, talvolta subliminale ma sempre estremizzata. Ci si sprofonda in un sogno terribile ma splendido, un viaggio nell'acculto reso tale dalle atmosfere , dalle pause, dal basso pressante, dai cambiamenti timbrici, dalla interessenza fra composizioni di ispirazione classica e creazioni postmoderne. E' tutto fantasticamente e drammaticamente dark anche quando gli ambienti sono ingannevolmente celestiali.




ALBERTO SANTAMARIA
(discografico)
audio impressions
(2006)

Nono tassello di un percorso di ricerca iniziatica stimolato dalle fervide menti creative di Magus Antonio Bartoccetti e Doris Norton che perdura da sempre, Switch on Dark rappresenta a mio modesto avviso una logica continuazione di intenti programmatici e concettuali perpetuati con incredibile fantasia creativa con i precedenti Praeternatural e Magic Ritual. Gli adepti dell’Internazionale Magica Antonius Rex avranno modo di riscontrare la longevità della scrittura della formazione marchigiana, l’assoluto tasso ispirativo e qualitativo di un’opera entusiasmante, che si slega da qualsiasi catena convenzionale e dai normali metodi di ricettività della musica rock, trasmettendo una fusione perfettamente equilibrata tra le più tipicizzanti atmosfere dell’introspezione dark a cui da sempre il duo italiano ci ha abituato, ma gettando nel contempo un ponte tra passato e futuro, maturando la convinzione di associare scenari e climi di natura avveniristica grazie ad una propensione a guardare stabilmente verso orizzonti nuovi, un’attitudine che si prodiga verso direzioni infinite con lo spirito avventuroso di una mentalità realmente progressiva. Rintocchi spettrali di campane a morto, voci appena sussurrate che sembrano provenire da un enigmatico aldilà, tappeti percussivi cerimoniosi e ritualistici, ossessionanti incipit di tastiere, l’immortale suono del mini-moog elaborato dalla donna dagli occhi verde smeraldo, le raffinatissime inserzioni di pianoforte, l’incubo generato dai cori gregoriani e le stigmate rilasciate da micidiali assoli di chitarra elettrica …. favolose componenti che si vanno ad intersecare continuamente nella sostanza di 6 episodi raffinati e altamente suggestivi, dalle vestigia gotico-romantiche dell’opening-track alle tenebrose e sinistre partiture della traccia seguente, che si solleva maestosa tra imponenti evoluzioni di organo e agghiaccianti rumori di sottofondo. Terrore, paura, visioni deformate che evocano figure demoniache e acutizzano un effetto thriller spaventoso: profetica come sempre la cifra espressiva degli Antonius Rex, capaci di regalarci un maestoso capolavoro nella suite che dà il titolo al disco, quasi 20 minuti di mutevoli climi che stemperano sfacettature molteplici in un gioco di rimandi ad evolute stilizzazioni progressive, a micidiali soluzioni doom e ad orchestrazioni sinfoniche che celebrano un afflato arcano di grande trasporto lirico ed emotivo. In fondo la loro musica è come un lento susseguirsi di fotogrammi che scorrono fluidi e naturali, questo è il loro potere distintivo: un elemento che si ripete con il quarto brano, una vera e propria litania funebre dai contorni sacrileghi, che dipana immagini apocalittiche in dissolvenza nella fantasmagoria di emozioni eruttate con la versione Esoteric Edit di Fairy Vision, e che conclude la coinvolgente, intensa estasi auditiva con l’ultima composizione in scaletta, pregna di un misticismo anticonvenzionale. Switch on Dark riflette tutto l’ardore e la bontà della scrittura della coppia Bartoccetti-Norton, Switch on Dark è il nuovo manifesto della quintessenza del verbo dark, che trova in questi solchi piena, ampia celebrazione di idee innovative e fuori dalle logiche comuni.




FRANCO ADINOLFI
(organista)
audio impressions
(2006)

Gli Antonius Rex, da sempre capitanati dal chitarrista filosofo Antonio Bartoccetti, noto al mondo music-cult per i suoi profondi "concept" anti-inquinamento (Tardo Pede), anti-guerra (Neque Semper), anti-ateismo (Praeternatural) propongono in questo nuovo ed eccezionale lavoro, tematiche parapsicologiche coadiuvati dalla ricercatrice Monika Tasnad, miranti alla ricerca interiore, a un nuovo misticismo, all'esplorazione del fenomeno amore sublimizzato in adorazione, alla condanna di chi esercita la violenza, al sogno mistico, alle visioni di fate metaforiche come annullamento transitorio della ragione, alle fusioni mistiche per raggiungere uno stato di distacco dal materialismo, per raggiungere quello che Bartoccetti stesso ha definito "interior-silence". Musicalmente l'album è lontano da tutto quello che oggi ci propone il mondo del rock. "Switch On Dark" può essere catalogato come una geniale fusione fra rock sinfonico e progressive futuro. Il produttore dell'album è Rexanthony, che imprime il suo personalissimo tocco di classe sia attraverso i sintetitzzatori da lui suonati che attraverso tutta la fase di incisione, ricerca timbrica e mixaggio finale. So che l'opera è stata acquisita in distribuzione per il mercato americano e canadese dell'etichetta Century Media. "Switch On Dark"... un album che resterà di riferimento per lunghi anni.




MARIA FRANCESCA SUARDI
(pianista, esoteric girl)
audio impressions
(2006)

Reduci dal successo ottenuto col dvd "Magic Ritual" ed il recente formato in LP del 2005, dove era inclusa la versione Sound Vision della criptica e già immortale "Fairy Vision", gli Antonius Rex saranno presto nei mercati internazionali con "Switch On Dark" che questa notte ho la possibilità di ascoltare... mi dicono di farlo ad occhi chiusi ed accetto: di tanto in tanto li riapro e vedo solo il display del Dat. E' un cammino nella nebbia, una processione verso le zone inesplorate della coscienza... voci inumane, strane figure. Già dai primi minuti penso che loro hanno ancora una volta trovato il modo di catalizzare l'attenzione di un pubblico speciale, dei loro seguaci nel mondo sempre più numerosi fra cui la qui presente. Una partitura pianistica da soundtrack occupa i primi solchi offerta con lamenti di dolore-amore ed una sezione di chitarra ritmica di autentico diamante. Un piccolo terrore arriva con la seconda song.. inquisizione in latino, condanne dall'oltretomba, effetti oscuri, rumori e panico, poche note di chitarra che mi entrano nella mente... sto per gridare. La terza song... un vocalizzo femminile la introduce seguito da voci horror coniugate ad un piano che sembra seguirmi... poi l'orchestra sinfonica dai timbri non convezionali poi archi effettivamente maldestri incastonati con la chitarra solista, poi una melodia angelica ma tristemente decadente. C'è la tensione... non mi abbandona un minuto: i mondi sono irreali, quelli che sono solo nell'inconscio... amore, terrore, divinità ambigue e ingannevoli. La quarta traccia parte con l'acustica sorretta da due percussioni: il relax è corto... arriva qualcosa, non so cosa. Anche qui l'elemento che cattura più l'attenzione è l'atmosfera generale di reale incantesimo, di impossibilità a muoversi. Gli ambienti sono mistici, quasi ascetici: tutto il sound è oggettivamente grandioso. Ecco la quinta traccia con la versione "Esotierica" (già anticipatami all'entrata) di "Fairy Vision". Mentre ascolto non mi spiego come abbiano potuto realizzare una versione così shockante partendo da un gioiello di creatività quale è la "Sound Vision Edit" che possiedo e che riascolto infinite volte nell'LP "Magic Ritual". Qui hanno ricomposto le parti per Moog, archi e chitarre inserendo anche il loro tipico organo a canne. C'è sempre la piaggia, c'è sempre il sussurro della fata. Siamo a 54 minuti... ne mancano pochi: ecco l'ultima traccia... percussione tipica degli Antonius Rex, archi più che malvagi, cori di monasteri inquieti, voci di giovani donne dark e quindi l'acustica e poi la solita unica nella sua violenta improvvisazione e quindi di nuovo i cori. C'è tensione che non mi abbandona. E' il loro lavoro migliore. C'è molto da ascoltare e da "vedere".




PINO PINTABONA
(discografico)
audio impressions
(2006)

E' sempre un "evento" -e per me oramai un appuntamento "rituale"- l'ascolto del nuovo Antonius Rex....che conosco oramai da anni....ma Antonio Bartoccetti e Doris Norton, coadiuvati da Anthony Bartoccetti nel ruolo di produttore, riescono sempre a regalarmi "tenebrose" sorprese...il nuovo disco è l'deale colonna sonora di orribili incubi e oscure visioni; ansia, paura, smarrimento, un turbine di sensazioni epico dark mistiche in un disco ancora più potente, più evocativo, più sinfonico, più emozionante di tutti gli altri....abbandonato il recitato di Antonio a vantaggio di magnifici cori, l'uso puntuale di moog e organo, una chitarra imprevedibile e incisiva, il nuovo corso di Antonius Rex è intriso di inquietanti atmosfere ma anche di melodie "quasi" rassicuranti....una produzione incredibile, un suono ora potente, a volte devastante come le emozioni che il disco racconta...allora oggi come allora "SWITCH ON DARK" e....buona paura....




STEPHANIE AYRES
(speaker, esoteric girl)
audio impressions
(2006)

Particolarissimo, devasatante ma sognante, perseverante e deliziosamente sinistro, ancora una volta il suono degli Antonius Rex si segnala come una mistura magica, unica fra background classicistico.....




PAOLO SANTAMARIANOVA (compositore, chitarrista)
audio impressions
(2006)

Valutazione 0-10 sui 6 brani di "Switch On Dark"
1. - 7,5
2. - 7,3
3. - 8,3
4. - 7,9
5. - 8,5
6. - 7,5




GLORIA GALENI (pittrice - ragazza dark)
audio impressions
(2006)

Non so quante siamo ma tutte siamo coinvolte da queste atmosfere dark di questi musicisti che ci riempiono la vita. Ascolto le 6 parti di "Switch On Dark" nel loro studio sotterraneo.... mi spengono le luci e prima di andarsene mi sparano mille watt di audio. Sono presa... con il primo brano piango e sono felice: ma dove sono quei mondi e quel sogno nella vita normale? La melodia è divina. Arriva il secondo ma ho paura... quelle voci, quella chitarra che mi entra, mi possiede, mi trapassa. Il terzo sembra non finire mai... mi fa ricordare quando mi hanno fatto la tac e mi hanno messo dentro una specie di tubo. La musica è grandiosamente "nero classico" con questi violoncelli che suonano melodie non terrene e poi le voci black-metal e poi un ritmo "sempre quello" che mi rincorre ma poi il canto: non è una canzonetta dell'ultimo demenziale Sanremo.. quali confronti. La voce comincia credo, con "...you are my king, destiny of my life..." e continua incantevole. Io mi ci rivedo e rivedo la mia storia grande e impossibile, andata a male. E' un brano che non finisce più... orchestra sinfonica e la chitarra che ora è cattiva e dolce e come mai. La musica è piena, forte... l'amo morbosamente... è vicina alla mia esistenza di ragazza speciale. Sul registratore leggo che è arrivata la quarta... l'ascolto immobile, sono rigida, mi fa provare maliconia e tristezza ma anche felicità. Le note musicali mi contaminano. Chi sono? Chi sono stata? Non lo so ma ora la visione è più chiara. Il suono diventa violento dopo un temporale violento. Urlo anche io insieme alla voce del disco... ma non fuggirei mai. Le emozioni sono estreme e non voglio perderle. E' un vero grande lavoro dark. Le visioni continuano con la quinta traccia che mi rabbrividisce e mi incanta... suoni uniti dall'alchimia che si appropria della mia mente e del mio corpo. Sussurri, percussioni e un pianoforte lontanissimo nella pioggia. Immagino una storia di sesso irreale con una fata. L'ultima song, la numero 6... sono estasiata ma anche confusa... la violenza del ritmo, le voci dei demoni o dei monaci, le voci non umane che nella stanza girano da destra a sinistra, le chitarre acustiche ma poi 2 colpi ossessivi... vedo gocce giganti che cadono su di me e mi schiacciano. Poi l'apertura, il dream e poi la chitarra elettrica durissima e ruggente che mi penetra e mi taglia in 2. E' finita.... si riaccendono le luci, vorrei riascoltarlo tutto ma mi dicono che non è possibile e mi riaccompagnano alla porta.





MATTHIAS SCHELLER
(conduttore di Radio Popolare, giornalista-discografico):
audio impressions
(2006)

Ascoltare un disco degli Antonius Rex non è come guardare un film, coglierne le molteplici sfacettature... significa ascolti ripetuti, in condizioni ed umori molteplici e quindi le impressioni di questo preascolto nient’altro sono che il risultato di un brainstorming... le prime impressioni di un percorso di ascolto appena iniziato.
Mi sono lasciato andare, chiudendo più volte gli occhi, e non tutto quello che ho vissuto è tale da potere essere messo sulla carta.
Vi posso narrare un viaggio onirico che inizia con un incipit maestoso, suggestivo, da colonna sonora epica che mescola melodie ancestrali, ritmi elettronici, tastiere vintage, e l’inconfondibile voce di Doris Norton, tanto da fare venire voglia di premere subito il repeat. Ma non c’è tempo, perché il disco si dipana per altri 50 minuti di brani, suite ricolme di umori, momenti, di sciabolate che affondano nell’oblio, voci, passaggi verso l’ignoto, momenti inquieti ed imprevedibili, una suite incredibile, cavalcate metal, assoli lancinanti, ma anche il sogno, le carezze della voce angelica di Doris Norton, paesaggi bucolici immaginari…
Una primissima conclusione? Indubbiamente questo è il disco più ricco degli Antonius Rex, con una continuità e varietà di idee, di infllussi infiniti, forse un ritorno ai tempi nei quali i dischi non erano materiale usa e getta, ma delle sfide continue all’ascoltatore che chiedevano una attenzione massima e costante ma ricompensavano l’ascoltatore con suggestioni nuove ad ogni ascolto…